MARCO BIGI
musicista · compositore · arrangiatore
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Impartisco lezioni private, individuali o per piccoli gruppi, di piano classico e jazz, chitarra moderna, basso elettrico, flauto traverso classico e jazz, teoria musicale e armonia jazz.


A un certo punto, dopo aver ascoltato tanta musica e dopo aver scelto uno strumento musicale, arriva il momento di trovare un maestro che sia in grado di soddisfare i desideri dell'aspirante musicista: un maestro che sia in grado di accompagnare con la giusta empatia l'allievo lungo la tortuosa strada che lo porterà a essere un musicista in grado di esprimersi in libertà.
In fondo ciò che ciascuno desidera è di raggiungere quel livello di disinvoltura che, con una punta d'invidia, si nota in chi sa suonare. Sono tante le cose da imparare: dalla tecnica alla grammatica della musica, e non bisogna sottovalutare l'arte di ascoltare, che è la prima cosa che va acquisita. Così come il pittore deve saper guardare prima di dipingere, così il musicista deve imparare ad "aprire le orecchie". Da qui parte tutto.
Ci sono tanti metodi d'insegnamento della musica, e molti di essi sono pedanti e noiosi. Quanti aspiranti allievi non ce la fanno e abdicano a metà strada?
Non pretendo di essere un maestro perfetto, ma siccome di professori noiosi che mi trasmettevano più la frustrazione dell'essere musicista che la gioia di suonare ne ho incontrati tanti, ho elaborato un metodo che assomiglia più al lavoro della levatrice che a quello dell'aguzzino.
In questa era tutti promettono corsi di musica facili, veloci, che in poche lezioni ti trasformano in una star. Non è vero. Non si padroneggia uno strumento né si è in grado di esprimere qualcosa d'interessante in breve tempo. Lo studio della musica opera una trasformazione fisica e chimica nel nostro corpo e nella nostra mente e i risultati cominciano ad apparire giusto dopo il secondo o il terzo momento di scoraggiamento. Abbiamo delle dita che devono fare un lavoro finora sconosciuto, occorre imparare a respirare, e non solo per gli strumenti a fiato. Abbiamo delle orecchie che hanno delle incredibili potenzialità di concentrazione sull'ascolto, ma non sono abituate a farlo. Piuttosto ascoltano la musica come un pacchetto completo, le cui sfumature restano misteriose.
due parole sul mio metodo di insegnamento
Tutto quello che si racconta sul talento innato, che si nasce con o senza orecchio e che a pochi è dato il dono della musica, mi ha sempre fatto pensare. Io credo che sia importante l'aria che si respira da bambini, forse fin da quando si nuotava nel grembo materno.
Ma non siamo qui a cercare dei fenomeni come Mozart. Se t'interessa, vuol dire che sei portato, altrimenti non mi avresti neanche letto fino a qui.
E quindi io metto a disposizione tutta la mia storia musicale. Ho avuto tanti amori, in ordine cronologico la chitarra, la tromba, il piano, il basso e il flauto. Per ciascuno di essi ho cercato e ho trovato chi mi potesse aiutare a conoscere meglio lo strumento, ma non dimentico che i miei migliori maestri sono stati i vinili a 33 giri che ho arato infinite volte per carpire i segreti di chi scatenava la mia passione per la musica.
Fra i tanti maestri che incontrai in giovane età, ricordo un anziano professore di chitarra classica: burbero, severo, arcigno. Non c'era traccia di benevolenza in lui e quel bambino timido di sette anni che ero tenne duro per un po', fino a quando trovai il mio vicino di casa ventenne, un ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones, che mi accolse, impressionato dalla mia voglia di imparare, e mi fece amare la chitarra tanto quanto il vecchio professore aveva rischiato di farmela odiare.
Così come un bambino impara prima a parlare che a leggere, sono convinto che la prima cosa da fare sia giocare con lo strumento, scoprirne le potenzialità, imparare subito a eseguire cose semplici. E a un certo punto sarà l'allievo a chiedere al maestro di insegnargli la grammatica della musica, e lo spauracchio del solfeggio si dissolverà: la lettura di uno spartito è tanto difficile quanto quella di un giornale, ma purtroppo a scuola insegnano solo a leggere le parole e non le note musicali.
Canto anche, ma non mi propongo come maestro di canto perché non ho affrontato un percorso didattico in questa materia. Ho cantato in diversi cori e mi sono reso conto che è importante cantare lo spartito che hai davanti, piuttosto che limitarsi a enunciare il nome delle note che vedi. Tutti quelli che mi dicono "non canto perché sono stonato" non sanno che essere stonati è come prendere un arco in mano per la prima volta e non riuscire a centrare il bersaglio con la freccia. Se s'impara innanzi tutto ad ascoltare e poi a "centrare" le note con la voce, ci si allena ad avere mira e non si è più stonati. Spesso essere catalogati da bambini come stonati da sadici "esperti di musica", contribuisce alla rassegnazione a vita.

Uno dei traguardi che mi prefiggo di farti raggiungere, se sarai mio allievo, è quello di riuscire a farti suonare all'istante quello che ti passa per la testa, quello che canti nella tua mente, in altre parole di improvvisare. E un altro è quello, quando sarai pronto, di stimolarti a scrivere musica, perché mai come in questa era storica, ci si accontenta di suonare cover.
Tutto questo ovviamente avverrà dopo che avrai imparato a leggere e a interpretare gli spartiti che vorrai.
Ci saranno degli esercizi per sciogliere le dita, ma perché farli noiosi e ripetitivi quando si può cogliere due piccioni con una fava elaborando combinazioni che possono essere anche gradevoli da ascoltare?

Tutto il resto te lo racconterò se mi contatterai.
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© Marco Bigi - 2017